Wolverine: Weapon X n. 1-16
Wolverine: Weapon X n. 1-16
Testi: Jason Aaron
Disegni: Ron Garney (n. 1-5, 11-15), Yanick Paquette (n. 6-9), C.P. Smith (n. 10) e Davide Gianfelice (n. 16)
Marvel, 2009-2010
Nel 2009 Jason Aaron ha preso in mano Wolverine scrivendo la serie mensile "Wolverine: Weapon X" durata 16 numeri. Il titolo della collana richiama il periodo della vita di Wolverine in cui il mutante con gli artigli era una cavia e un'arma vivente denominata appunto Weapon X, narrato in particolare nel celebre "Weapon X" di Barry Windsor-Smith. A differenza di quest'ultimo fumetto, che era ambientato nel passato di Wolverine, la serie sceneggiata da Jason Aaron si svolge nel presente. La scelta di intitolarla "Wolverine: Weapon X" è dovuta al fatto che nel primo arco narrativo un'azienda senza scrupoli ricomincia a trasformare delle cavie in armi viventi, come era stato fatto nel lontano passato con Wolverine.
C'è un secondo motivo per cui la collana è intitolata "Wolverine: Weapon X". Ai tempi in cui Logan era una cavia che veniva trasformata in arma, la sua vita era piena di orrore e sofferenza, e i fumetti che ne narravano le vicende erano ai margini del genere supereroistico. La serie scritta da Aaron ha proprio queste caratteristiche: un fumetto più dell'orrore che di supereroi, pieno zeppo di violenza estrema.
Per quanto la lettura di "Wolverine: Weapon X" sia gradevole, ho notato degli aspetti poco convincenti. Una cosa che a mio parere non quadra è la caratterizzazione del protagonista, unita al suo rapporto con gli altri personaggi. Wolverine è mostrato come un assassino a sangue freddo che non si fa problemi a mutilare e uccidere chiunque, e la cosa è più che tollerata da tutti i supereroi con cui ha a che fare. A mio parere tale rappresentazione del personaggio stride con il modo in cui è stato delineato nel corso degli anni, e la tolleranza del suo comportamento da parte degli altri supereroi è in totale conflitto con l'impostazione data tradizionalmente ai fumetti della Marvel. Sia chiaro: non è scolpito nella pietra che le tradizioni vadano rispettate. Però se un autore decide di punto in bianco che il concetto di "supereroe" può comprendere benissimo gli assassini a sangue freddo, mi sembra che questo tipo di innovazione vada come minimo approfondito, se non messo al centro del fumetto. Invece qui viene dato tutto per scontato. Wolvenire è un Punitore con gli artigli al posto delle pistole, e la cosa sta bene a tutti. Beh, Aaron può benissimo caratterizzare Wolverine in questo modo e dire che è un supereroe, ma il risultato sono parole e immagini vuote.
E' proprio questo l'altro punto debole della serie. L'impressione che mi dà "Wolverine: Weapon X" è che di Wolverine e dell'Universo Marvel ci sia solo la facciata, ma che nella sostanza il fumetto non riguardi quei personaggi. Ci sono fumetti che diventano cardinali nelle vite dei personaggi di finzione, e altri che sembrano scivolare via senza lasciare il segno. "Wolverine: Weapon X" è uno di quei fumetti che scivolano via, non tanto per la qualità delle storie (perché in fondo è una serie che si fa leggere), quanto perché il personaggio è solo un involucro usato da Aaron per raccontare una storia sua, dove avrebbe potuto esserci (salve le caratteristiche esteriori) chiunque altro al posto di Wolverine.
E' emblematica la storia sui viaggi nel tempo, raccontata nei numeri 11-15, nei quali viene costruito un futuro distopico. L'operazione è la stessa vista in "Giorni di un futuro passato", solo che la storia di Claremont e Byrne è diventata un classico, mentre quella di Aaron e Garney si ferma a una rielaborazione del tema, senza lasciare tracce significative sul mito di Wolverine e degli X-Men.
Questa "Wolverine: Weapon X" è una serie interessante proprio perché permette di riflettere (in negativo) su come si va formando (o non si forma) la mitologia dei personaggi di finzione.
Comments
Post a Comment